Le Alfa in America – prima parte

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Creative Commons License photo credit: Tom Wolf | Photography

Articolo dell’aprile 2010 presente in originale nel gruppo Hainz di google.

Quattroruote di dicembre presenta un lungo articolo in cui si parla della volontà di Fiat di costruire le Alfa in America.

La rivista si schiera contro questa scelta che viene vista come la volontà di fuggire dall’Italia. Purtroppo, però, non vi sono molte scelte per la produzione di ammiraglie e Suv in quanto il mercato americano è fondamentale essendo uno tra i più grandi al mondo ( superato in volumi da quello cinese nel 2009).

Sin dal 1995 Bmw produce a Spartamburg (Sud Carolina) con ottimi risultati e al momento si è concentrata sulla produzione dei richiestissimi Suv X5 e X6 ai quali verrà affiancata la prossima generazione di X3 (al momento prodotta da Magna Steyr in Austria).

Bmw non è la sola, anche Mercedes realizza i propri Suv (Ml, Gl e il crossover R) nella fabbrica di Tooscalosa (in Alabama) alla cui produzione affiancherà una linea produttiva dedicata alla Classe C per il solo mercato Nordamericano. Persino Volkswagen è presente: infatti sta ultimando una fabbrica per la produzione di una nuova auto specifica per il mercato nordamericano a Chattanooga nel Tennessee (anche grazie agli aiuti dell’amministrazione locale), oltre ad aver fatto forti investimenti per aumentare la produzione della fabbrica messicana di Puebla dove viene realizzato il New Beattle.

Tali scelte derivano da diversi fattori:

– tasse d’importazione elevate (che anni addietro spinsero i giapponesi a produrre in America);

– costo del trasporto che incide molto per auto medie (quasi 1’000$ ad auto);

– dollaro basso (e infatti nel 2008 con il cambio euro-dollaro a 1,6 gli utili Bmw sono crollati);

– costi di manodopera e di materie prime di molto inferiori all’Europa, in particolar modo negli stati del Sud dove produrre un’auto costa anche il 30% di meno.

Tutto ciò fa spostare decisamente l’ago della bilancia verso una produzione dei Suv e della possibile ammiraglia Alfa in America. A ciò bisogna anche aggiungere che la base utilizzata sarebbe quella della nuova 300C attesa in autunno. Quest’auto sarà realizzata sul pianale LX completamente riprogettato per la 300C, già pronto e pagato dalla precedente gestione Chrysler da parte della finanziaria Cerberus.

Inoltre a causa del prolungarsi della crisi economica le previsioni di vendita di tale auto (in linea con le altre del segmento E) sono state profondamente ridimensionate limitando fortemente la redditività dell’impianto. Aggiungendo la produzione dell’ammiraglia Alfa nell’impianto di Brampton in Ontario (dove a settembre partirà la produzione della nuova 300C) si riuscirebbe a sfruttare la redditività persa, ciò significa che Fiat dovrebbe sostenere il solo costo dell’ingegnerizzazione dell’auto (quindi senza dover costruire e accollarsi i costi per nuove linee produttive).

Purtroppo però la titubanza dei vertici Fiat nel dare il disco verde a tali nuovi prodotti (considerando anche il Suv Alfa) ha giocato un ruolo determinante in quanto si è perso del tempo fondamentale. Infatti se immediatamente dopo l’accordo per l’acquisto di Chrysler si fosse iniziato a lavorare sull’ammiraglia Alfa, nel giro di 2 anni ( e cioè a metà 2011) avremmo potuto vedere queste auto e cioè un rivale del vendutissimo X6 e delle berline sportive come la serie 5. Inoltre l’ammiraglia Alfa avrebbe potuto portare al debutto la “cura” di FPT ai motori americani: versione Multiair del V6 “Penstastar” e versione turbo-sovralimentata.

Non bisogna anche sottovalutare l’effetto cambio che avrebbe avvantaggiato le “spese” di Fiat nel 2009, infatti il dollaro è stato sopra quota 1,45 per diversi mesi raggiungendo anche 1,5, mentre ora siamo sotto 1,35 e, da quanto dicono gli analisti, il dollaro si apprezzerà ancora.

E’ anche vero che le condizioni economiche di Fiat non sono proprie delle migliori per via del pesante indebitamento del gruppo, ma vorrei sottolineare come a luglio 2009 le richieste per il bond di 1,25 miliardi con scadenza di 3 anni siano state di oltre 10 miliardi e che al momento vi siano condizioni molto favorevoli per le società in quanto i vari prestiti nazionali hanno rendimenti al minimo storico.

Purtroppo, però, la proprietà non vuole metterci dei soldi o comunque indebitare ulteriormente il gruppo, soprattutto per qualcosa come Fiat auto che in un futuro potrebbe non essere più del Gruppo Fiat (e cioè se lo scorporo del settore auto andrà in porto).
Reputo, però, fondamentale ricorrere ulteriormente al credito in quanto accelerando e moltiplicando i prodotti come questa eventuale “169” permetterebbe di arrivare velocemente sul mercato con un prodotto valido, finalmente a trazione posteriore, con una qualità elevata (dovuta all’elevato numero di auto prodotte) e, soprattutto, a costi produttivi decisamente inferiori (anche del 40%), che comporterebbero un prezzo decisamente più basso rispetto alla concorrenza, cosa che potrebbe garantirne il successo. Credo, perciò, che non si debba vedere questo eventuale bond come un ulteriore indebitamento, bensì come un vero e proprio investimento per il Gruppo Fiat, poiché, quando si farà lo spin-off, riotterrà questi soldi con gli interessi grazie ad una quotazione maggiore del titolo e ai futuri maggiori dividendi (il gruppo Fiat dovrebbe mantenere un percentuale dell’ordine del 10% di “Fiat-Chrysler”).

Non dimentichiamoci anche una cosa che noi italiani non abbiamo o che, se abbiamo, tiriamo fuori solo ogni quattro anni (…è l’anno giusto!) e cioè un po’ di patriottismo: infatti Alfa prodotte in America sarebbero viste come “made in USA”, mentre noi italiani guardiamo solo al prezzo e denigriamo tutto ciò che è italiano, fatta eccezione per pasta, pizza e Valentino…Rossi!

Enzo Ceroni – Hainz 19/04/2010
(la seconda parte la si troverà al seguente link da mercoledì Le Alfa in America – seconda parte/)

Provocazione: siccome Maserati non riempie le linee produttive per la crisi (anche se ha avuto una mano nel 2009 producendo le Alfa 8c competizione), perché non pensare ad una spider Alfa da posizionarsi al di sotto di Maserati GranCabrio (quindi con due posti)?

La mia idea è una rivale della nuova Z4 che garantirebbe anche un vantaggio collaterale: saturare le linee Maserati producendola a Modena con l’eccellente telaio spaceframe in alluminio (tecnologia conosciuta ampiamente da Ferrari) oltre che fondamentale in quanto le linee modenesi non possono costruire scocche (le scocche in acciaio delle Maserati sono fatte a Cuneo dalla Golden car, mandate alla ITCA a Torino dove viene fatta la lastratura, mandale a Maranello per la verniciatura e, finalmente, arrivano a Modena!).
Inoltre per quest’auto (necessariamente da pensare da zero) si potrebbe prevedere la meccanica da me ideata (motore V6 dietro l’asse delle ruote anteriore e cambio in blocco al motore) ( Piano di rilancio Alfa Romeo), meccanica da condividere successivamente con le altre auto (quindi avendo il tempo di vedere come si evolverà il mercato privilegiando un 4×4 meccanico o elettrico).


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2 Commenti

  1. I’m glad to find another accunot praising this concept! I really like it too, I’d love Alfa’s to go along these lines, they’ve still got the Alfa beauty but there’s a nice dangerous, aggressive edge to this design too.

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  1. Alfa Romeo 4C e "le altre" di Enzo Ceroni | Gruppo Hainz

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