L’importanza della personalità
photo credit: Axel Schwenke
Articolo del maggio 2011 presente in originale nel gruppo Hainz di google.
Sembrerà strano, sembrerà banale ma il successo di un’auto passa soprattutto dal lato estetico. Sicuramente intervengono anche questioni tecniche ed economiche oltre che la razionalità, però in molti casi l’auto è ancora un piacere.
Ho già parlato del lato estetico in generale, ma vorrei porre l’attenzione sull’importanza della personalità; la dimostrazione di ciò è evidente ricordando il successo del recente Suv Nissan Juke, ma anche le varie berline americane come Chrysler 300 e Dodge Charger rendono bene l’idea di quello che vuole il mercato, non solo europeo.
Non bisogna, però, trascendere dal significato di questa parola pensando unicamente all’aggressività, perché Suv come il Qashqai non lo sono affatto. Probabilmente il miglior modo di interpretare un’auto con personalità è nel trovare un “perché” dietro quell’auto, un’auto deve avere un certo carattere. Non rientrano in questa categoria auto dimesse come possono essere la Ford Fusion (quella europea) o la Opel Signum e la Chrysler Pacifica. Eppure tutte queste auto avevano delle doti di spazio e di modularità decisamente apprezzabili, ma la poca personalità delle forme non ha convinto il pubblico decretandone l’insuccesso.
Vi sono poi auto come l’Alfa Brera per le quali la personalità delle forme non corrisponde ad una “personalità tecnica”. Da una sportiva ci si aspettava la trazione posteriore, i motori potenti, anzi potentissimi e una leggerezza che potesse ricordare il Duetto, di fatto ci si aspettava la trasposizione della concept presentata tempo addietro e invece la produzione prese tutta un’altra piega. Un vero peccato anche perché a posteriori il segmento delle 2+2 occupato da Maserati con la 4200GT (e delle Spyder a due posti con la versione cabrio) non ha avuto eredi con la presentazione della ben più grande Granturismo.
Ma veniamo a qualche piccola previsione. Un’auto come la Toyota Yaris Verso non ha di fatto venduto, così il marchio giapponese propone una nuova versione molto meno “furgoncino” perdendo in capacità massima trasportabile, ma guadagnando forme decisamente più convenzionali e piacevoli che spingeranno le vendite della Verso S. Anche la Ford con la prossima B-Max cambierà impostazione per il proprio “Micro-Monovolume” sostituendo la Fusion così da invertire le vendite e rubare qualche cliente a Musa, ancora incredibilmente su volumi elevati (almeno in Italia) grazie alla sua personalità ed equilibrio estetico.
I coreani hanno da sempre cavalcato l’onda dei Suv come dimostrato dal successo del piacevole Hyundai Santafé, ma anche dal Kia Sportage; quest’ultimo ha abbandonato l’essenza da fuoristrada per imborghesirsi e avere forme più da Suv. Anche i giapponesi di Mazda hanno capito che il segmento dei Suv non è una moda passeggera e stanno per commercializzare il loro CX-5, frontale aggressivo ma non eccessivo e una coda sfuggente, piacerà e venderà discretamente.
Non bisogna dimenticare, però, anche Fiat che ha presentato a Ginevra il Freemont di stretta, strettissima derivazione Dodge; eppure l’idea è buona perché il Crossover Fiat risulta essere molto piacevole risolvendo anche in parte il frontale un po’ anonimo (e infatti è stato rivisto anche per il Journey).
Ma non è solo nel segmento dei Suv che si ritrova un design forte, di carattere. Audi con la sua concept A3 presenta le forme della futura berlina di segmento C, dimostrando come, anche nel segmento delle berline medie, si possa ottenere un’auto muscolosa, scolpita, italiana nelle forme e nelle proporzioni. Da notare, inoltre, come il maestro italiano De Silva sia riuscito a risolvere in modo eccezionale il terzo volume, da sempre punto critico di queste auto; non posso perciò non condividere quanto ha recentemente dichiarato: “il mercato delle berline di segmento C non vende perché non c’è un’offerta [ndc: adeguata]”.
Enzo Ceroni – Hainz 17/05/2011