Le Case auto, la crisi e gli impianti

Articolo del gennaio 2010 presente in originale nel gruppo Hainz di google.

E’ innegabile come l’auto costituisca uno dei settori produttivi con il più alto numero di occupati diretti e indiretti. Con la crisi le Case auto hanno avuto un problema doppio: le vendite che sono scese drasticamente, tale calo ha comportato un’erosione esponenziale del margine, poiché, essendo un’industria pesante e legata alle economie di scala, tale industria non ha potuto avere quella velocità di risposta degli altri comparti.

Molte di queste Case hanno chiesto prestiti pubblici e alcune anche dopo il fallimento controllato come nel caso di GM e Chrysler, altri hanno ricevuto sovvenzioni come le Case francesi a fronte del mantenimento degli stabilimenti d’Oltralpe o sovvenzioni statali come in Spagna per la costruzione del nuovo Suv Q3 in terra catalana, mentre in Germania e Italia si è ricorsi unicamente a dagli incentivi sull’acquisto a fronte della sostituzione di auto vecchie.

Purtroppo continuo a sentire sempre i soliti discorsi da bar in cui si dice che la “Fiat è sempre stata sovvenzionata dallo Stato”, sarà vero in passato, ma ora basta! Dal 2004, anno in cui ho iniziato a seguire attentamente il mercato della Fiat, la Casa torinese non ha ricevuto un soldo direttamente dallo Stato Italiano, ma ha ricevuto prestiti dalle Banche (convertiti in azioni guadagnandoci tantissimi soldi). Inoltre gli incentivi auto 2009 e quelli del 2010 non sono dati solo a Fiat, ma sono elargiti come credito d’imposta in un mercato libero, con la concorrenza delle altre Case europee (e anche loro li ricevono).

Per Fiat Auto la crisi ha comportato dei costi altissimi in quanto già prima molti dei propri stabilimenti non raggiungevano l’ 80% di utilizzo (con la sola eccezione dell’impianto Polacco di Tychy) e nel 2008 gli impianti italiani hanno raggiunto a fatica il 65% e, sicuramente, nel 2009 i dati saranno ancora inferiori; per non parlare degli altri settori come Iveco, i trattori New Holland che registrato riduzioni anche del 50%!

Urge, purtroppo, un riassetto che tenga conto della produttività degli impianti, del loro utilizzo e dei costi produttivi e di trasporto senza dimenticare la qualità di tali stabilimenti ancora strettamente legata agli operai.
A fronte di questi dati l’impianto che probabilmente chiuderà sarà quello siciliano di Termini Imerese in cui vengono assemblate le Lancia Ypsilon, tale impianto ha dei forti problemi logistici perché molti componenti meccanici provengono dalla Lombardia, dal Piemonte, ma anche dalla Puglia e dalla Campania e altri (come i motori 1,3 diesel) addirittura dalla Polonia! Purtroppo dal 1970 ad oggi, perciò quasi 40 anni di funzionamento, la regione Sicilia non ha mai creato le infrastrutture che potessero limitare i problemi logistici come un porto efficiente e collegamenti con l’insediamento, perciò molte imprese dell’indotto non hanno voluto insediarsi vicino allo stabilimento siciliano. Inoltre lo stabilimento è creato per una capacità produttiva massima di 120’000 auto, un numero decisamente limitato che impedisce di assemblare auto diverse per sfruttarne sinergie, compensazione delle oscillazioni delle vendite. Tutto ciò porta ad un aumento di costo per ogni auto pari a 1’000 euro, assolutamente fuori mercato.

Enzo Ceroni – 24/01/2010

N.B. Nello stabilimento campano di Pomigliano d’Arco, dopo la dipartita della Giulietta verso Cassino, rimane la produzione della 159 che verrà affiancata da quella della futura Panda, sperando che la piccola auto e le linee produttive permettano a tale stabilimento un netto miglioramento della qualità, in caso contrario anche tale sito produttivo potrebbe essere abbandonato.


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