Volvo in mano ai cinesi

Volvo katulampun alla
Creative Commons License photo credit: ansik

Ho una certa predilezione per questo marchio in quanto anch’esso, come Alfa e Lancia, ha cercato per anni di fronteggiare l’armata tedesca, ma nel cui circolo dei “Premium” non è mai riuscita ad entrare.

Uno dei motivi fondamentali di questo “fallimento” da parte dell’azienda scandinava (e delle italiane) risiede nella mancanza di motori a 6 cilindri che potessero rivaleggiare con i tedeschi, infatti solo da pochissimi anni la Casa scandinava si è dotata del 6 cilindri ma solo in versione benzina e non per tutte le auto (V60 e XC90 non ne sono dotate). Ora, però, i vantaggi di questi plurifrazionati sta terribilmente scemando sia grazie all’aumento delle prestazioni di tutti i motori e la richiesta di auto dai consumi inferiori sia dalla realizzazione di unità propulsive, specialmente diesel, con doppia turbosovralimentazione (e anche tripla in alcuni casi).

La cosa incredibile per Volvo è che, all’interno del medesimo gruppo automobilistico, vi era il V6 diesel di 2,7 litri realizzato da Ford con i francesi di PSA, Volvo avrebbe quindi potuto dotarsi di un eccellente diesel che poteva essere disposto anche in versione trasversale proprio perché era montato su Peugeot e Citroen con tale disposizione.
Oltre a ciò si deve aggiungere il vantaggio da parte della trazione posteriore (diffusa sulle auto tedesche) che permette di ricavare facilmente la trazione integrale, cosa che ha avvantaggiato notevolmente i tedeschi.
Così come per il motori a 6 cilindri anche questa caratteristica che era un vantaggio si sta rivelando l’esatto opposto in quanto ora si può tranquillamente realizzare la versione a trazione sulle quattro ruote con l’ibrido come dimostrato da PSA con l’Hybrid4, ma anche dalla stessa Volvo con la V60 hybrid presentata a Ginevra e dalla concept XC60 plug-in hybrid presentata a Detroit (con il nuovo motore VEA di 2,0 litri e 280cv abbinato ad un cambio Aisin-BorgWarner).

Ora, invece, tutta la tecnologia e il know-how del marchio scandinavo (specialmente sulla sicurezza) è in mano della società cinese Geely che potrà travasare sulle proprie auto, ma potrà anche aprire anche l’enorme bacino di utenza del mercato interno dove un’ammiraglia Volvo, specialmente se ibrida plug-in sarebbe perfetta avendo quel lusso, quell’esoticità dei marchi europei e la trazione integrale realizzata elettricamente. Quest’ultima caratteristica garantirebbe un’abitabilità interna nei sedili posteriori incredibilmente elevata, cosa molto apprezzata dal milione di cinesi ricchi e non possibile sulle tedesche. Perciò, sebbene i vertici Volvo non siano d’accordo, ritengo che l’ammiraglia sia assolutamente necessaria sia per una questione di costi che per l’indotto di marketing dovuto alla presenza in tale segmento, esattamente ciò a cui hanno pensato i vertici Geely che ovviamente conoscono il proprio mercato interno.

Sebbene vi sia la possibilità di entrare nel mercato cinese gli elevatissimi costi di importazione non permetterebbero di riempire le linee di produzione europee che risultano sottoutilizzate per la crisi del mercato interno e per la poca competitività sui costi della produzione europea. Queste considerazioni hanno spinto l’amministratore delegato di Volvo, Stefan Jacoby, a lanciare plateali inviti a Marchionne per valutare la possibilità di realizzare una collaborazione produttiva per produrre Volvo in America.

Sinceramente spero vivamente in un’alleanza per produrre Volvo negli USA e per l’eventuale possibilità di condividere pianali, motori e cambi (guarda caso FPT ha un doppiafrizione a secco!) oltre a sistemi ibridi, ma ad oggi la produzione in America di Chrysler risulta essere complessivamente al 90% della capacità e spero che possa salire ancora di qualche punto percentuale con il prossimo Cherokee, un possibile miglioramento delle vendite della Dart (al momento poco apprezzata) e gli altri prodotti. Se però pensiamo che questa percentuale risulta essere pensata sulla capacità standard e su milioni di veicoli prodotti oltre alla possibilità di ampliamenti con la realizzazione di nuove linee produttive all’interno degli stabilimenti Chrysler ritengo che la produzione destinata all’America di Volvo che ipotizzo sommariamente in circa 100’000 veicoli sui circa 400’000 prodotti (nel 2011 erano state prodotte 450’000 Volvo) possa essere amplimente soddisfatta. Questo accordo mi renderebbe estremamente felice soprattutto perché comporterebbe la scelta di produrre le auto FiatChrysler (Alfa, Lancia, ma anche Jeep) destinate all’Europa in Italia, così da lasciar libera l’America per la produzione delle Volvo.

L’unico dubbio al riguardo è costituito dai non ottimi rapporti tra Fiat e Geely, vi ricordo infatti che era stato sottoscritto dallo stesso Marchionne un accordo con il marchio cinese per la produzione in Cina.

Enzo Ceroni – Hainz 14/09/2012

Una piccola riflessione sul passato: Volvo sarebbe stata perfetta per Bmw che poteva mettere i suoi 6 cilindri in posizione trasversale! Ora il marchio tedesco dispone anche di motori a 4 cilindri diesel con tale disposizione su Mini e ritengo che anche il nuovo 2,0 turbo da 184 e 245 cv possa essere stato sviluppato per tale posizionamento!


«
»

Taggata come: , , , , , , , ,

4 Commenti

  1. E pensare che negli anni ’90 sarebbe potuta diventare italiana se solo gli agnelli avessero voluto tirar fuori pecunia. Mi sembra una buona gestione del marchio scandinavo da parte dei cinesi anche se è passato poco tempo, l’ultimo prodotto, la V40 darà del filo da torcere alle tedesche.

    • Alla fine avevano acquistato Saab, un peccato per Fiat perché era interessata non solo al ramo auto, ma anche a quello delle macchine a movimento terra e dei camion. Comunque Geely ha investito molto dato che al momento sono in sviluppo sia i nuovi motori a 4 cilindri VEA con basamento comune per diesel e benzina che la piattaforma modulare SPA che debutterà nel 2014 e che sarà la base per tutta la gamma al momento del rinnovo dei modelli.
      La V40 è abbastanza carina, ma credo che sarà molto più interessante un Suv del segmento C senza trascurare la versione “Cross country” della V40 in fase di sviluppo.

  2. A riprova della bontà del marchio Volvo vi è il buon successo del debutto della Volvo V40, un peccato non poter avere su tale modello un motore diesel e un cambio a doppiafrizione di origine Fiat!

Trackbacks

  1. Perché Volkswagen non ha comprato Volvo? di Enzo Ceroni | Gruppo Hainz

Invia una Risposta