Fiat e Tata
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Non è una notizia che l’alleanza Fiat-Tata non sia stata, guardandola a posteriori, così vantaggiosa per entrambi.
L’idea alla base dell’accordo era di realizzare congiuntamente motori diesel per il crescente mercato indiano, dove sono molto apprezzati, insieme a propulsori F.i.r.e. benzina da installare su auto Fiat prodotte in loco. I risultati di questa alleanza non hanno sicuramente soddisfatto le parti, così recentemente Fiat ha deciso di tornare ad avere una rete di vendita e di assistenza propria (con tutti i problemi del caso), mentre la produzione continua ad essere congiunta alla quale sarà affiancata anche una linea produttiva per la realizzazione di una nuova auto Tata.
All’accordo del 2006 seguì nel febbraio 2007 un secondo accordo per la produzione di un pick-up su base Tata Xenon. Il pick-up con marchio Fiat sarebbe stato realizzato dal 2008 nello stabilimento argentino di Cordoba in 20’000 esemplari l’anno, mentre i motori utilizzati ( FPT di 2,3 litri F1A) sarebbero stati prodotti nell’impianto brasiliano di Sete Lagoas e spediti per il montaggio in Argentina. Purtroppo neanche questo si tramutò in un successo, anzi in seguito alla ratifica il progetto non decollò mai.
A ciò si aggiunge, dopo l’acquisizione di Jaguar e Land Rover da parte di Tata nel marzo del 2008, la speranza di Marchionne di creare un nuovo accordo per l’alto di gamma: la realizzazione di un’ammiraglia Alfa sulla piattaforma della Jaguar Xf, l’idea era così ben definita nella mente del manager italo-canadese che persino la carrozzeria era stata completamente delineata dal Centro Stile di Arese.
Come sappiamo dopo l’acquisizione di Chrysler i rapporti tra le due società si sono incrinati poiché Fiat disponeva così di marchi come Jeep ed economie di scala per Alfa Romeo in possibile concorrenza con i marchi di lusso del colosso indiano. Fiat si è anche ritrovata tra le mani il poco conosciuto Dodge Dakota le cui vendite sono mano mano calate negli anni fino alla decisione di fermare la produzione avvenuta nel 2011.
Fiat potrebbe cogliere l’occasione di sviluppare comunque una nuova versione del pick-up americano oltre alla possibilità di realizzarlo anche con il proprio marchio per il sempre più importante mercato sudamericano. Si potrebbe, quindi, spostare le linee produttive in questo continente così da ottenere anche un costo produttivo inferiore.
Accanto a ciò Marchionne ha anche dichiarato dello sviluppo del Wranger, fuoristrada che porta ottimi profitti, ma che non condivide la scocca con gli altri prodotti del costruttore americano. Jeep potrebbe così pensare di estendere la gamma con una versione pick-up che potrebbe riscuotere un buon successo e che non andrebbe in competizione con il meno costoso e più “lavorativo” pick-up Fiat/Ram.
Il mio sogno, però, è lo sviluppo della concept “Hurricane” (presentato a Detroit nel 2005) in versione ibrida: 4 ruote motrici elettriche e 4 ruote sterzanti. I quattro motori elettrici garantirebbero una motricità impareggiabile in ogni situazione grazie al controllo precisissimo che questi propulsori garantiscono, non si deve ricorrere a differenziali bloccabili e ridotte perché il motore elettrico ha coppia massima anche da fermi e senza transitori. La gestione indipendente di ogni motore permetterebbe di girarsi praticamente su se stessi e un piccolo bicilindrico FPT garantirebbe la potenza media e l’estensione dell’autonomia oltre ai “canonici” 20-25km proprio come sulla concept Chrysler 200EV.
Enzo Ceroni – Hainz 18/01/2012
P.S. Noto con rammarico l’assenza sia nella gamma Fiat che in quella di Fiat Industrial di un furgone analogo al Nissan Cabstar, all’Isuzu NPR o al Mitsubishi Canter (conosciuto anche come Fuso e anche con marchio Mercedes), piccoli truck che riscuotono sempre più il consenso anche del nostro mercato, perciò spero che Fiat o la più florida Fiat Industrial ne sviluppi uno proprio.
Curzio sivrce:Marchionne non e stato scelto da Montezemolo, ma subito.L’apportatore di liquidita di provenienza Philip Morris e non solo ha scelto Fiat, non viceversa. Basta partire da qui per comprendere il perche dei salvataggi in terra americana.
Marchionne era stato scelto per la sua capacità manageriale che ha dimostrato in SGS ed è stato scoperto da Umberto Agnelli, sicuramente il suo essere italocanadese e nel board di Philip Morris ha influito sull’esito dell’acquisizione di Chrysler anche se bisogna dire che molte altre aziende come la Renault-Nissan avevano inizialmente dato il loro interesse, ma poi si erano ritirate dalla corsa….di fatto non c’era un’altra alternativa.