Fiat e la campagna di Russia per Zil

1972 ZIL-117 Limousine (U.S.S.R.)
Creative Commons License photo credit: aldenjewell

Sembra proprio di tornare indietro nel tempo alla campagna di Russia: i sovietici che fanno terra bruciata, per poi tornare all’attacco quando gli avversari sono stremati.

Nel 2011 non c’è la terra ad essere bruciata, ma la lettera di intenti tra Fiat e Sollers del 2010, quest’ultima ha preferito stringere nuovi accordi con Ford , lasciando l’amaro in bocca a Fiat che sperava di entrare nel promettente mercato russo. Al momento Fiat vende circa 28’000 auto e veicoli commerciali leggeri l’anno (risultato del 2011 in ascesa rispetto alle 20’000 del 2010) in un mercato da oltre 2 milioni di veicoli che ha buone prospettive di crescita; l’offerta è limitata ad Albea, Doblò e Ducato prodotti in joint-venture con Sollers nella repubblica del Tatarstan a cui si aggiungono quasi inesistente Alfa Romeo con meno di 1’000 auto importate oltre a Panda e Punto.

Dopo la bruciante sconfitta Fiat ha pensato di correre da sola annunciando nel giugno del 2011 di voler realizzare un impianto produttivo da 120’000 auto l’anno da realizzarsi a Nizhny Novgorod (a 450 km a est di Mosca) a fronte di un investire di oltre 800 milioni di euro al quale vanno sommati forti incentivi promessi dal governo russo. Successivamente, però, si è parlato di un impianto pensato per la produzione dei Suv e fuoristrada Jeep a San Pietroburgo, ma, come in ogni alleanza di Marchionne, Fiat non dovrebbe investire denaro, ma appoggiarsi a qualche banca o produttore locale che finanzi l’operazione.

I russi potrebbero così offrire una seconda chance a Fiat; già da tempo, infatti, si è parlato di un possibile accordo tra Fiat e Sberbank per ottenere i finanziamenti necessari per il piano annunciato, al quale, però, la banca russa avrebbe voluto sostituire o affiancare una joint-venture con la sua creditrice Derways, una società con sede Caucaso del nord che ha già joint-venture con altre società come le cinesi Liafan e Liaoling Sg con le quali produce circa 100’000 auto l’anno.

Ma vi è un’altra possibilità che si è aperta proprio negli ultimi tempi: si tratta della famosa società moscovita Zil che produceva le auto per i dirigenti del partito comunista sovietico. Questa società si trova attualmente in grosse difficoltà finanziare tanto che il Comune di Mosca, attuale proprietario della società, ha dovuto mettere sul piatto quasi 375 milioni di euro nel 2011 per ripagare i debiti accumulati a fronte di un fatturato di 50 milioni di euro derivanti dalla produzione di camion.

E’ evidente che per Fiat non sarebbe assolutamente un’impresa da poco, ma la posizione sarebbe strategica, a livello logistico sarebbe decisamente migliore del Caucaso e ci si ingrazierebbe la politica russa, potendo anche offrire delle auto con marchio Zil per le alte sfere governative realizzate su base Chrysler/Lancia come richiesto dal Cremlino. Già mi immagino un’ammiraglia del segmento F gemella di una versione Chrysler (magari con il nome “Imperial”) ancor più grande 300C realizzata sulla piattaforma E-Evo a passo lungo della futura Maserati Quattroporte. Non avendo volumi particolarmente elevati l’auto potrebbe essere realizzata in parte a Modena insieme al Tridente e spedita, come del resto buona parte dei componenti, a Mosca per completare l’assemblaggio.
Ma nell’enorme impianto Zil (280 ettari) potrebbero essere utilizzate anche le Jeep, poiché il mercato russo risulta essere ancora più promettente per i Suv, dato che questo segmento risulta avere quote di mercato elevate, doppie rispetto all’Europa e all’Italia.

Personalmente penso che Chrysler già dal 2009/2010 avrebbe dovuto cercare delle alleanze in Russia così da poter portare le linee produttive della precedente generazione del Jeep GranCherokee e dell’ancor più apprezzato dai russi Commander, mentre ora ci sarebbe l’opportunità di portare quelle del Cherokee, anch’esso realizzato su una piattaforma che andrà a morire.

Non sembrano esserci altri forti competitors per Zil, perciò Marchionne potrebbe spuntare un buon accordo non solo per la Zil, ma anche con il governo facendo estendere gli accordi di libero scambio tra Russia e Serbia anche al settore dei veicoli, così da poter esportare nella confederazione russa anche la Fiat 500L, auto che inizierà ad essere prodotta a pieno regime tra pochi mesi nel rinnovato impianto della Zastava e sarà nei nostri autosaloni in autunno.

La Serbia, infatti, dispone di accordi commerciali non solo con gli altri Paesi che facevano parte della Jugoslavia (Cefta) con un bacino di 29 milioni di abitanti a basso tasso di motorizzazione, ma anche accordi di libero scambio verso l’Europa, gli Stati Uniti (avendo un accordo bilaterale) e verso il promettente mercato turco (quest’ultima nazione ha 75 milioni di abitanti). Per incentivare la Russia ad abbattere le barriere doganali con la nazione serba Marchionne potrebbe promettere non solo l’ingresso nella Zil e la produzione delle ammiraglie, ma anche volumi produttivi nell’impianto moscovita estremamente elevati sia di auto che di camion (tramite Iveco), veicoli commerciali leggeri e pesanti oltre che macchine agricole con Case New Holland (Fiat Industrial) nell’impianto di Naberezhney Chelny, cosa impossibile per gli altri pretendenti come Ssangyong (di Mahindra) e Hyundai (dispone solo del veicolo commerciale H1).

Una spinta in più verso volumi elevati sono dati anche dai buoni rapporti tra Russia e India che permetterebbero l’esportazione verso quest’ultima di prodotti realizzati nell’Ex Unione sovietica.

Enzo Ceroni – Hainz 27/02/2012


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8 Commenti

  1. Esatto!Devono assolutamente spingere sull’eliminazione di dazi per auto dalla serbia verso la russia!E’ incredibile quanto i due paesi siano vicini nella parte politica regionale e lontani su questo punto di vista..Tadic se vuole essere rieletto deve puntare alla maggiore esportazione serba!
    Non ha senso per me fare ancora ZIL..non c’è più quel patriottismo russo!Anzi,nei settori di lusso sono sicuro che se è straniero è preferibile ad un’altro bene simile!
    Ricordati che produrre in russia avrebbe risvolti positivi anche nelle repubbliche post sovietiche a lei vicine,se non ricordo male la russia non paga dazi se esporta auto alle sue ex repubbliche..oltre questo,fiat potrebbe riproporre gli stessi modelli presenti in brasile facendoli in un solo stabilimento in loco,oltre all’importante segmento offroad e suv..

    • In realtà già molti beni possono essere esportati in Russia dalla Serbia senza pagare dazi, per invogliare Fiat ha anche aperto zone in cui i semilavorati provenienti dall’Europa (cambi da Italia e motori da Polonia ed Italia).
      A Fiat non costa nulla fare un rebadge della Maserati a fronte di un acquisto consistente da parte delle autorità russe, se è economicamente sostenibile ben venga! E questo non intaccherebbe l’esclusività delle Maserati vendute in loco.
      Confermo che vi è libero scambio tra Russia e le altre repubbliche ex-sovietiche, non a caso le Fiat sono prodotte in Tartastan.
      Inizialmente le auto ad essere prodotte saranno le Jeep perché è il mercato più promettente e a più alto margine, poi arriveranno anche le altre.

      • Tartastan è Russia!Ora non ricordo bene ma mi sembra che tutte le altre nuove repubbliche centro asiatiche hanno rapporti bilaterali con la russia molto intensi sul settore automotive..forse però solo con marchi russi e non con produzione russa,questo proprio non me lo ricordo.
        Io continuo a ribadire che non ha senso rispolverare il marchio Zil!Poi su base maserati?Piuttosto gli manderei gli stampi della 300 che tra 3 anni sarà sostituita ed il gioco è fatto!

        • Non conosco molto bene la geografia geopolitica locale, se riesci informati sui rapporti bilaterali!
          La tua potrebbe essere una valida idea anche perché i motori benzina arriverebbero comunque dall’America, però non è che risulterebbe un pò piccola per competere in un mercato di ammiraglie spesso a passo lungo? Io nel discorso complessivo ci metterei dentro anche la Cina dove le versioni a passo lungo sono la routine e penserei di passare direttamente all’E-Evo con una versione a passo lungo e cioè quella che sarà utilizzata da Maserati.

  2. cmq manca oramai poco al sostituto del commander..il grand wagoneer sta arrivando!

    • Per me l’errore è stato fatto qualche anno fa quando si era presi nel stabilire il piano per Chrysler e quello di integrazione con Fiat, non si doveva pensare al solo mercato interno, ma puntare anche agli altri come a Cina, India e Russia. Nel 2009 si poteva pensare di andare a produrre il Commander in Russia così come il Cherokee che sarebbe stato perfetto anche per la Cina e soprattutto l’India. Ora con il nuovo modello si potrebbe pensare di spostare le linee produttive in India….

      • Eh, facile a parole, ma ricordo che in casa FIAT ogni centesimo di cassa fu utilizzato per l’acquisizione Chrysler. In Russia hanno tirato per le lunghe fino a che la Sollers ha detto picche (anche per via delle condizioni da strozzino che come al solito pretendeva SM ,del tipo “paghi tu che la FIAT ce l’ha d’oro”), in India ha deciso di sposarsi con Tata che ha la peggiore reputazione del subcontinente (come servizio e after sales) e le fa le scarpe in tutti i suoi concessionari (“consigliano” apertamente le Tata anche a quelli che chiamano per fare una prova guida di una FIAT), e in Cina si sono svegliati dopo 20 ani e hanno realizzato che ai cinesi non si può pensare di rifilare bidoni da tzo mondo prodotti su linee di scarto: ergo retromarcia dolorosa, ricominciare da capo e quest’anno finalmente si vedranno i risultati del lavoro. P non parlare della politica idiota della FIAT pre-Marchionne che prevedeva il ricambio dei manager ogni 2 anni per evitare che si “cinesizzassero”: ricordo che in cina i rapporti personali sono fondamentali, motivo per cui i manager della VW (una a caso che vendo un paio di macchine in quel paese) in Cina sono gli stessi da almeno 20 anni…

        Senza i soldi (russia e india) e senza una conoscenza del mercato (cina), non si va lontano: la FIAT nel 2009 aveva entrambi i problemi e quindi non poteva fare gran che! Per inciso, il partner cinese non è detto che nemmeno oggi permetta la produzione delle Jeep nei suoi stabilimenti perché farebbero la concorrenza alla Mitsubishi, anch’essa in JV con GAC.

        • Sicuramente non era cosa facile, ma alcune scelte (come ad esempio Tata) sono state prese da Marchionne e hanno portato alla situazione attuale. Io ho da sempre sostenuto un accordo con Suzuki non solo per il mercato indiano, ma anche in Europa e in America dove sarebbero state colte alcune opportunità con Chrysler come ad esempio il V6 Pentastar per GranVitara e Kizashi oltre alla condivisione della piattaforma di segmento C/D come il C-US-Wide.
          Sulla Cina Marchionne aveva puntato su Geely senza ottenerne nulla, inoltre ha svenduto le linee produttive di Alfa 166, Lancia Lybra e Lancia Thesis, auto che se fossero state prodotte in loco in joint-venture a tempo debito avrebbero posto le basi per un buon successo dei nuovi modelli. Anche 159 poteva essere prodotta in Cina sia per il mercato locale che essere venduta da noi a prezzi finalmente competitivi (per Fiat).

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