Espansione a Est

Fairytale on the Red Square
Creative Commons License photo credit: lonesome:cycler

Articolo dell’ottobre 2009 presente in originale nel gruppo Hainz di google.

Settimana scorsa a margine dell’accordo tra New Holland e l’azienda russa Kamaz Marchionne ha dichiarato di sognare la costruzione (e la vendita) di una Jeep in Russia. Gli fa eco il presidente russo Putin che sostiene come una Jeep sia l’ideale per le poche e accidentate strade sovietiche.

L’amministratore delegato di Fiat (e Chrysler) ha capito come la società russa, sebbene ora in profonda crisi economica, stia subendo profonde trasformazioni, poiché, mentre prima era divisa profondamente tra la ricchissima oligarchia russa e il popolo, ora sta nascendo una media borghesia molto attratta dal lusso occidentale e italiano. Tale nuova popolazione è assetata di simboli del benessere e del capitalismo occidentale e proprio l’auto è considerata lo “status symbol” della ricchezza e del benessere. Prima della crisi che ha colpito profondamente il mercato russo i segmenti più in crescita e le auto più desiderate erano i grandi Suv europei, tra questi va segnalato il grande apprezzamento per Volvo e il suo Suv XC90 oltre alle varie Mercedes Ml e Bmw X5.
Jeep potrebbe inserirsi proprio in questo segmento e nel caso Marchionne riuscisse sia a produrre in loco che conquistare il 51% di Chrysler, potrebbe far passare Jeep come un marchio puramente “fuoristradistico” e meno legato all’America. Inoltre la produzione in loco comporterebbe ulteriori vantaggi sia doganali (non si pagano tasse di importazione) sia per il basso costo della manodopera, sebbene essa debba essere adeguatamente formata. Bisogna, però, riconoscere come la qualità delle auto europee “made in Russia” sia decisamente migliorata come dimostrato dal buon assemblaggio dei Suv di General Motors (la Chevrolet Captiva e il fratello Opel Antara) che vengono costruite a San Pietroburgo.

Con la dichiarazione vi è ancora una volta la dimostrazione di come l’ AD di Fiat abbia una percezione globale del mondo dell’auto e decisamente slegata dalla precedente visione che si concentrava sul mercato domestico, visione che ha portato Fiat quasi al fallimento.

Un esempio di come Marchionne capisca lo spostamento degli equilibri è nel recente acquisto della Zastava, marchio serbo che produceva auto Fiat su licenza. Con tale acquisizione la Fiat punta molto sui mercati dell’Est e già a metà novembre si vedrà la prima auto che la fabbrica serba assemblerà: l’erede della Uno, un’auto di 3,8 metri che si inserirà tra Panda e Grande Punto (vedasi link in fondo all’articolo). Con tale auto (e con i buoni rapporti con Putin) penso che Marchionne speri di garantirsi una corsia preferenziale per l’importazione in Russia delle auto prodotte in Serbia sfruttando un possibile allargamento del libero scambio attualmente presente per alcuni prodotti costruiti in Serbia, il tutto dando il contentino a Putin con la possibilità di costruire le ben più complesse e costose Jeep.

L’offensiva Fiat non si concentra solo verso i vicini Balcani, ma va oltre guardando anche all’India e alla Cina dove Marchionne e Altavilla stanno tessendo rapporti forti con l’industria locale come nel caso dell’indiana Tata e di Gac (Guangzhou Automobile Group) in Cina per la produzione della World car Linea e dei motori T-jet dal 2011, ovviamente Volkswagen è lontana con 5 milioni di auto fino ad ora prodotte e l’avvio della produzione anche di auto di lusso come Q5.

Concludo dicendo che noi europei dobbiamo toglierci dalla testa la visione “eurocentrica”, perché conteremo sempre meno nell’economia globale sorpassati da giganti come Russia, India e Cina (il mercato chiamato Bric) ed è qui dove le nostre aziende devono puntare se vogliono sopravvivere.

Enzo Ceroni – Hainz 30/10/2009


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9 Commenti

  1. Ciao Enzo, sai cosa è successo poi , degli accordi russi , per gli stabilimenti di San Pietroburgo ed i vecchi stabilimenti di Mosca?

  2. Pensare che l’accordo con Sollers era quasi firmato ma poi non se ne fece nulla, poi la casa russa ne firmò subito dopo uno con Ford. Notizia di qualche giorno fa, Sollers ha firmato una joint venture con Mazda, chissa se Fiat in qualche modo ne trarrà vantaggi. Secondo me Fiat con Mazda farà qualcosa, non so se entrerà nel suo azionariato o altro, ma gli accordi saranno profondi.
    Intanto i 2 stabilimenti di cui 1 da costruire dal nulla ancora non se ne vedono, intanto il mercato russo non aspetta.

  3. Tempo perso in Cina, Russia, India. Almeno in cina il primo stabilimento è operativo.

    P.s. il capannone ex Itca acquisito di recente è in fase di ristrutturazione per accogliere delle nuovissime linee, chissà cosa vorranno assemblarci. Avevo letto che Fiat ha un reparto lastratura al top, pressa a caldo e a freddo, tanto che la Giulietta ne ha beneficiato a livello strutturale.

    • In India ci vorrà del tempo, così come in Russia. Bisognava diventare grandi anni e anni fa, quando cioè Fiat aveva ben altri problemi (così come Marchionne).
      Ma quanto è grande questo capannone? Perché assemblare una linea produttiva esterna? Non ha molto senso a meno che non vogliano sviluppare come a Melfi una linea pilota….

  4. io leggevo su qualche testata importante,non ricordo quale ma mi sembra autonews,in cui si diceva che la giulia sarebbe stata tp e sarebbe stata fatta in italia(forse cassino?) come simbolo per dare un valore aggiunto all auto,e avere buoni margini.
    che sia da collegare a questa nuova linea?

    • Faccio difficoltà a crederlo anche se sarebbe un’ottima idea, Cassino lavora già ora bene, con un riassetto della produzione con una linea a farfalla e nuovi macchinari sarebbe perfetta. Purtroppo, però, penso che non sia così perché è difficile pensare che Fiat faccia un’Alfa a trazione posteriore, se non ha fatto un’ammiraglia Alfa di segmento E perché dovrebbe farlo con un segmento D?

  5. Non saprei quanto sia grande, su internet non trovo altre notizie e io non sono del luogo.

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