Dove sono finite le Fiat 131
Articolo dell’aprile 2009 presente in originale nel gruppo Hainz di google.
Usciti dall’aeroporto del Cairo mi imbatto subito in una situazione decisamente inconsueta: è come se mi ritrovassi di fronte l’intero parco auto degli anni ’70. Tra queste, spicca una Fiat 131, sfortunata auto del gruppo Fiat che presentò tale ammiraglia dotata dei motori bialbero della 124 di 1300 cc (cilindrata elevata se confrontata con la 500) all’inizio degli anni ’74, proprio a cavallo della crisi petrolifera del Kippur.
Nel viaggio dall’aeroporto alla città vedo altre Fiat 131, come se l’intera produzione fosse stata ritirata dal mercato italiano e portato in Egitto; oltre a queste spopolano le più economiche Fiat 128 oltre a vetuste e particolarmente spoglie Peugeot 504. Risaltano le rare auto attuali con una certa “propensione” verso le coreane e le giapponesi e con qualche auto cinese.
Il traffico è elevato anche perché non ci sono i semafori e vige la legge del più forte o di quello che mette a rischio la propria auto per attraversare la strada. I pedoni sembrano birilli e le corsie non vengono rispettate con auto che passano a pochissimi centimetri dal nostro pullman, tre corsie diventano cinque e l’uso del clacson sembra lo sport nazionale.
Anche la sera il traffico non accenna a diminuire e l’effetto è ancora più impressionante durante gli spostamenti con i pullmino da 8 posti che sono allo stesso livello della strada.
L’inquinamento, anche se non sembra, è elevato, “la seconda città più inquinata al mondo” come ci dice la guida, anche perché il Cairo conta ben 20 milioni di abitanti preceduta sia nel numero di abitanti che nell’inquinamento da Città del Messico.
La nostra guida è molto brava e, oltre ad essere particolarmente coinvolgente nello spiegarci i monumenti dell’Egitto dei Faraoni, ci spiega la vita degli Egiziani, l’economia e la vita frenetica del Cairo. Questa città si espansa in modo selvaggio con un abuso edilizio incredibile, mezzi di trasporto pubblici particolarmente scadenti e rari oltre a strada e tangenziali che solo ora vengono costruite. Alla mia domanda sul parco circolante ci spiega come gli Egiziani siano molto nazionalisti e, quindi, tutto ciò che proviene dall’estero come le auto, vengono particolarmente tassate, i cui introiti costituiscono un forte percentuale delle entrate dello stato.
Le tasse d’importazione raggiungono anche il 40% del valore dell’auto, tanto da avere un valore dell’usato particolarmente elevato: una 128 di trent’anni fa vale ancora 2000 euro!
Ovviamente c’è il problema di svecchiare questo parco circolante particolarmente inquinante, ma interventi del genere sarebbero controproducenti a livello elettorale perché farebbero precipitare il valore dell’usato.
L’unico modo per evitare le tasse è produrre in territorio egiziano, cosa che Bmw ha iniziato a fare nel 2003 e da allora produce nella cittadina di October city (a 20km a Sud del Cairo) la serie 3, l’X3 e le ammiraglie serie 5 e serie 7. In effetti di questi macchinoni, specialmente nel centro città, non sono così rari e tutti rigorosamente a benzina dato che il pieno non spaventa gli Egiziani.
Riempire il serbatoio lo si fa con poche lire egiziane poiché non vi sono accise pesantissime che superano di gran lunga il 100% del prezzo come in Italia, ma il corrispettivo di una semplice iva che porta il prezzo al litro all’equivalente di 0,15 euro!
Gli egiziani, inoltre, apprezzano particolarmente le auto italiane che, specialmente quelle vecchie, risultano particolarmente affidabili e longeve. In Egitto vi sarebbe quindi una grossa opportunità sia per costruire le auto, dato il costo inferiore della manodopera, sia per penetrare un mercato di sostituzione “Euro 0” particolarmente ampio.
Enzo Ceroni – Hainz 23/04/2009
http://www.gruppohainz.it/fiat/dove-sono-finite-le-fiat-131/
