Considerazioni finanziarie sul Piano Marchionne

2010-06-13 Considerazioni finanziarie sul Piano Marchionne

Articolo del giugno 2010 presente in originale nel gruppo Hainz di google.

Per quanto riguarda i precedenti articoli sul Piano Fiat vorrei precisare che non voglio far passare Marchionne come uno sprovveduto, tutt’altro! Marchionne, infatti, ha permesso l’impossibile e cioè in soli 5 anni ha fatto rinascere Fiat, l’ha portata in attivo e le ha garantito un futuro con l’acquisto di Chrysler. In più permetterà di valorizzare la quotazione di Fiat grazie all’ottima scelta di dividere i comparti auto da quello industriale.
Sebbene il manager Fiat sia il miglior risanatore di imprese sulla faccia della Terra non è, però, superman, in quanto, a mio parere, non ha quella sensibilità sul prodotto assolutamente necessaria per poter far fruttare gioielli come Alfa Romeo, Maserati e cioè quei marchi le cui auto non si comprano con la calcolatrice. Penso, infatti, che all’amministratore italo-canadese debba essere affiancato un “amministratore tecnico”, un appassionato di auto come lo fu Ghidella, in grado quindi di capire le dinamiche del mercato e le differenti scelte dei clienti, cosa possibile solo da un vero appassionato di auto.
Inoltre, alcuni obiettivi non raggiunti (come sottolineato dallo stesso Marchionne) e alcuni ritardi sono imputabili anche all’organizzazione troppo centralizzata sull’amministratore delegato, il che rende rende lento il processo decisionale e non permette di far “respirare” l’a.d. oppresso dai molteplici impegni sulle due sponde dell’atlantico.
Come detto, si sono perse alcune occasioni come con la commercializzazione dell’Alfa Romeo Giulietta nel quale ci si è “giocato” ben più di metà anno, nel quale si sarebbe potuto vendere bene non essendoci novità da parte dei concorrenti. In ritardo è anche l’erede della 159, la Giulia attesa per il 2012.
Ci sono, però, due grosse opportunità perse. La prima è sul fronte finanziario in quanto Fiat avrebbe potuto sfruttare i bassi interessi degli ultimi mesi emettendo un prestito obbligazionario decisamente più abbondante per proporre nuove auto (un po’ come quando Marchionne arrivò in Fiat e presentò in rapida successione Grande Punto, Bravo e 500). Tanto più che le richieste del mercato per il bond sono state pari a 8 miliardi a fronte di una raccolta di 1,25 miliardi. In più investendo questi soldi in impianti produttivi in America si poteva sfruttare il dollaro che si è mano mano apprezzato arrivando ai primi di giugno sotto quota 1,2 da 1,5 raggiunto per ben due volte in autunno.
Ma, ancor più importante, Fiat ha perso una grossa opportunità di inserimento nei mercati emergenti, mercati enormi di prima motorizzazione che costituiscono il futuro core business come la Cina, nei quali le Case, VW e Gm in testa, si stanno concentrando e da cui hanno avuto fortissimi profitti dovuti ai volumi che hanno permesso di sostenere i conti delle due case nel difficile 2009.
Fiat, purtroppo, ha sbagliato in Cina accordandosi con la piccola Geely, ma potrà recuperare in fretta: infatti Marchionne ha già in agenda un incontro con Li Yizhong, ministro dell’Industria e delle Tecnologie del grande paese asiatico. Il capo della squadra del Ministro del Tesoro Americano, Steven Rattner, ha dichiarato che il suo omologo cinese ha al suo servizio uomini, mezzi ed informazioni tecniche e tecnologiche assolutamente superiori ai suoi, perciò mi aspetto una rapida ascesa degli accordi e una veloce industrializzazione delle Fiat e Chrysler in Cina.
E’ anche vero che Fiat si deve concentrare sul riassetto di Chrysler per poterne aumentare la quota di proprietà Fiat, sulla saturazione degli impianti americani e sul mercato americano che è decisamente più ricco, quindi con maggiori margini. Inoltre in Chrysler l’azienda torinese sperava ci fossero maggiori progetti “verdi”, ma ha trovato economie di scala enormi e velocità di realizzazione, di assunzione e di avvio di nuove produzioni, tanto che l’.a.d. si è lasciato scappare alcune dichiarazioni pesanti alla presentazione della nuova GranCherokee riassumibili con “in Italia una rinascita così veloce non sarebbe mai potuto succedere!”.
Vorrei concludere con un appunto su Fiat e sul metodo di lavoro: BISOGNA TOGLIERSI DI DOSSO QUELLA VISIONE PROVINCIALE DI FIAT. Con questo voglio dire che non si può pensare come negli anni ’80 e ’90 unicamente al mercato italiano e alla produzione in Italia, Fiat deve avere una visione internazionale, perché il mercato “interno” è solo una piccolissima percentuale che diventerà sempre più piccolo. Questo Marchionne l’ha capito e ha permesso la sopravvivenza di quella che era la nostra industria nazionale, facendola diventare un player internazionale.

Enzo Ceroni – Hainz 13/06/2010 ripubblicato il 29/10/2012

http://www.gruppohainz.it/fiat/considerazioni-finanziarie-sul-piano-marchionne/

Piccolo appunto sulla divisione dei comparti.
Al momento non vi è probabilmente la possibilità di quotare il settore auto sia per questioni legali che soprattutto per poter avere il 51% di Chrysler in modo da poterlo monetizzare.
Sicuramente la proprietà si concentrerà sulla ben più redditizia “Fiat Industrial” che avrà nel breve periodo margini decisamente migliori. Mi aspetto, quindi, che allo spin-off questa nuova società aumenterà il proprio valore di borsa in linea con le altre società sane se non di più nel breve periodo per l’effetto della speculazione (un po’ come successo per Fiat prima della presentazione della 500.
Fiat Auto, invece, sarà una scommessa rischiosa il cui valore dipenderà dai risultati. Purtroppo, però, l’obiettivo della proprietà non è far diventare sana e competitiva questa società attraverso investimenti in nuovi pianali e nuovi prodotti validi, concorrenziali e pensati per il futuro, ma ottenerne il massimo profitto nel breve periodo e diluirne la propria quota. Un vero peccato perché se la proprietà avesse permesso maggiori investimenti nel recente passato e pensato a nuovi prodotti e pianali in quest’anno difficile, nel prossimo futuro raccoglierebbe ben più di quello speso negli ultimi vent’anni!


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5 Commenti

  1. per me sta facendo gli errori al contrario di Daimler con l’integrazione di Chrysler in Fiat

    http://www.economist.com/node/341352

    anche se Fiat è più indicata per la fusione con Chrysler

    Sembrerebbe ad occhio che sia più Chrysler a fondersi con Fiat (che Fiat con Chrysler)

    • Di fatto è più una fusione con l’utilizzo delle risorse tecniche Chrysler per il rilancio e lo stand by di quelle Europee per pagarsi meno Chrysler.
      A parte Lancia e Alfa penso che FiatChrysler non stia sbagliando molto….sicuramente è facile partire con l’azzeramento dei debiti, ma sicuramente è stato fatto un buon lavoro sui prodotti Chrysler.

  2. A me pare di vedere solo tatticismi locali un po’ fatti superficialmente (molto italiani) piuttosto che una strategia globale

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