Commiato a Vittorio Ghidella

Articolo del marzo 2011 presente in originale nel gruppo Hainz di google.

Avevo in serbo dall’inizio dell’anno un articolo dal titolo “Ghidella e l’Alfa” in seguito alla rara intervista concessa a dicembre a Quattroruote, ma la morte di Ghidella il 18 di marzo ha ovviamente fatto cambiare il titolo.

Per chi non conosceva Ghidella bisogna ricordare che è stato innanzitutto un ingegnere appassionatissimo di auto tanto che le testava personalmente ed è stato dal 1979 l’amministratore delegato di Fiat per 9 anni. La sua carriera terminò con l’allontanato da Fiat nel 1988 in quanto Gianni Agnelli preferì Romiti e la sua diversificazione piuttosto che puntare sull’auto come voleva l’ “Ingegnere”.

Devo riconoscere la mia ammirazione e stima per questa persona in quanto fu il primo a mettere in pratica le condivisioni di pianali tra più auto e che ora tutti stanno mettendo in atto addirittura su scala mondiale! Per questo e per altro è il mio personale idolo; infatti aveva la capacità di conciliare conti e prodotto oltre ad una visione di ciò che sarebbe servito a Fiat per diventare veramente grande e cioè una fusione con Ford.

Come tutti anche l’ingegnere cuneese compì degli errori, ma molti di questi errori non sono imputabili direttamente a Ghidella in quanto i prodotti che lui impostò sulla carta furono stravolti o posticipati di anni. Purtroppo non possiamo sapere cosa sarebbe successo se Ghidella fosse rimasto alla guida di Fiat, quel che è certo è che non si sarebbe vista una Lancia “barocchizzata” o il ritardo cronico nella commercializzazione dei modelli. Lancia, infatti, viene decisamente riposizionata verso auto dimesse, senz’anima! Probabilmente con l’Ingegnere Delta II avrebbe continuato ad essere una vera granturismo come l’auto che andava a sostituire e avrebbe avuto ben altre motorizzazioni (non sto parlando solo di quelle più prestazionali) oltre al seguito nel mondiale rally e alla trazione integrale.

Per quel che riguarda Alfa l’idea era quella di tornare alla trazione posteriore perché si voleva creare una collaborazione con Maserati per la condivisione di una nuova piattaforma da progettare insieme, purtroppo Ghidella venne allontanato e ciò che “rimane” di lui è l’auto di transizione che aveva impostato, l’Alfa meno Alfa di tutte e cioè la 155. La progettazione avviene in fretta e furia per di più senza interventi sulla base di partenza, perché l’auto sarebbe rimasta sul mercato per pochissimo tempo; già alla fine del 1988 l’auto era in avanzato stato di sviluppo, ma il successo della 75 fece slittare il progetto tampone della 155. Purtroppo Romiti non ebbe il coraggio di perseverare con il progetto “trazione posteriore” e decise di lanciare la 155 addirittura nel 1992 e cioè con un ritardo clamoroso e con una spersonalizzazione eclatante tanto da far ricordare questo modello come “Tempraveloce”.

Tornando ai giorni nostri bisogna riconoscere che probabilmente Marchionne è altrettanto bravo (se non più) sul lato finanziario e anche lui è privo di quell’atteggiamento provinciale, ma pecca sul lato tecnico e di comprensione del mercato anche se in parte è colpa dell’atteggiamento di chi lavora in Fiat.

Enzo Ceroni – Hainz 23/03/2011


«
»

Taggata come: , , , , , , , , , , ,

4 Commenti

  1. Si condivido, in Fiat quella paura di perdere la poltrona è, proprio difficile da far sparire. L’ingegnere Ghidella è stato un precursore come tu dicevi, a lui si devono auto come ritmo, tipo, uno ecc. Con Ghidella la Fiat era un’azienda che non aveva paura di nessuno (se la giocava) con Romiti ha conosciuto la paura.

    • E considera poi cosa si è andati incontro successivamente con l’ostracismo della trazione posteriore, con la volontà di far diventare Lancia l’auto da vecchi (Kappa e Thesis)….

  2. Finalmente qualcuno che ha il coraggio di dire le cose come stanno. Ottimo articolo Enzo!

Invia una Risposta